Colori evanescenti; ma pulsanti di vita si rincorrono nelle opere di Roberto De Caro, tele di grandi dimensioni che si lasciano cogliere soltanto dall'osservatore più attento. Se ad una prima impressione appaiono come lavori astratti, nati dall'accostamento di tonalità cromatiche più o meno vivaci, a ben vedere sono frutto di una complessa tecnica mista (computer, colore, retini su tela e juta) che, attentamente gestita dall'artista, riempie la tela di immagini fluttuanti e sensuali; forme cangianti, le cui sembianze variano in relazione alla personalissima percezione di chi le guarda e all'orientamento oltre che alla distanza da cui le si osserva. In bilico tra il riconoscibile e l'irriconoscibile, le opere di De Caro - medico psichiatra e artista - nascono da una investigazione conoscitiva della forma che trova radici nella gestalt theorie, ovvero nella convinzione che la visione non, è tanto una registrazione meccanica di elementi secondo i luoghi comuni della coscienza, quanto la definizione di strutture significanti. Per fondere in un tutt'uno i concetti di figura e sfondo, De Caro ricorre all'uso di strumenti tecnologici e colori che manipola manualmente: la carta, disegnata con colori a china, viene strappata, maltrattata e poi imprigionata tra tela e juta allo scopo di ottenere una "subliminale" fusione finale tra tecniche antiche e moderne. Accanto ai quadri, la mostra - ospite dello spazio espositivo del chiostro di Santa Maria la Nova, nell'ambito delle manifestazioni primaverili dell'amministrazione provinciale di Napoli - si completa con un piccolo angolo dedicato ad un altro aspetto del percorso artistico di Roberto De Caro: la realizzazione di sculture-gioiello. Conchiglie, pietre dure, ciottoli di Positano ingabbiate da sottili spire in silver che ne fanno splendidi ciondoli da scegliere e indossare come pezzi unici.
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