LA STORIA
Il percorso artistico di ROBERTO DE CARO
Mostruoso Dubbio 100 x 100 cm I quadri di Roberto De Caro esplorano quel sottile limite che esiste tra riconoscibile e non riconoscibile. L’utopia è di risanare la frattura che si pone tra una massa confusa di forme e la stagliante possibilità di differenziare la figura dallo sfondo.
Esiste una coriacea tradizione che nega l’esistenza di immagini che possano dare un senso di riconoscibilità ma che allo stesso tempo non permettano definizioni delle forme; quella immagine di confine contiene tutte le emozioni legate agli oggetti presenti senza che sia possibile conoscerne il senso.
Nella quotidianità immagini in penombra ripropongono alla nostra coscienza tali confini su cui non ci soffermiamo per non perderci nella incoscienza dell’enigma.
La realtà è spesso prefigurata esteticamente dai luoghi comuni della coscienza e per rappresentarla bisogna riprodurne nostalgicamente tutte le sequenze per non perdersi nell’incubo del dubbio.
Eppure proprio all’interno di questa tradizione si va accumulando il desiderio di trovare nuove forme di espressione che mantengano il contatto con la "figura" pur mantenendo una distanza da aspetti logico - razionali senza comunque perdere le emozioni che si porta con sé.La prima fase di ricerca di Roberto de Caro ha ulteriormente ribadito che vanno indagate profondità avvicinabili solo attraverso la sfida a quell’ansia che protegge la necessità costante della "chiarezza" incontrando il fascino dell’esplorazione senza che la meta sia spesso neanche sfiorata.
Ecco allora immagini in cui la trepidazione dell’enigma legata alla necessità di una soluzione si fonde con l’emozione della scoperta di suggestioni senza nome.
La tecnica pittorica fa uso di retini con lo scopo di fondere ulteriormente i concetti di figura e sfondo così da sottolineare il bisogno della coscienza di forme compiute su cui muovere il suo sguardo stimolando parti del nostro cervello capaci di apprendere ed osservare il globale.
Contemporaneamente l’artista sperimenta formule legate alla ricerca di tridimensionalità del supporto e tinte che possiedano continuità con le forme e forza di movimento ma sempre vicine a colori rustici e naturali.
1978-1981 Gabbie
Strutture contenitori di vuoto ma nello stesso tempo capaci di esprimere plasticità e movimento. Infinite scelte di contenere l'inesistente per dare un senso ad infinite forme.
Il muro è la struttura portante. Oggetto reale di approccio della realtà di questi oggetti (vedi Coca Cola) o semplicemente fondale di contrasto. Successivamente il muro diviene inesistente: è la rappresentazione di un piano tra infiniti piani possibili. Non più oggetto diviene anch’esso la possibilità di giocare con altri vuoti oltre quelli contenuti.
L'ombra delle gabbie: le strutture nella loro trasparenza permettono una continuità di osservazione su tutta l'ombra prodotta, in una rappresentazione di confronto tra struttura fisica e disegno proiettato.
1981 Graffiaria
Nella mostra GRAFFIARIA si studia il rapporto tra le strutture stesse in un tentativo scenografico che oltre a realizzare le definizioni dei punti su esposti conferma una congruità tra le forme date, oltre che dai materiali utilizzati, anche dalla plasticicità degli oggetti in movimento.1981 Glossolalia
L'esperienza di un gruppo di persone (Roberto De Caro, Roberto De Simone, Pietro Castellino, Fabio Dumontet, Carlo Grassi, Sergio Pone) che si uniscono in un tentativo di introdurre una nuova complicità tra disegno, realizzazione tridimensionale e poesia propone la realizzazione di "LA GLOSSOLALIA DI GALLO MATIE"
1982-1983 Gli oggetti e la forma
La forma come non funzione, interesse sulla forma degli oggetti in rapporto alla potenziale plasticità della funzione (vedi Radio-Sculture).
Forma e funzione non possono mai essere distinte, esse appartengono ad una stessa area d'intervento sia figurativo che pratico, ma le aree fantastiche interne od esterne possono essere riempite da spazi-forme intermedi che ne permettano una evoluzione.
Durante il post terremoto gli spunti su citati definiscono uno studio sugli strumenti di allarme. Questi hanno il compito di allontanare l'angoscia e di proporre continuamente un ricordo sacrale e di rispetto.1984-1987 Il confine tra SOGGETTIVO ed OGGETTIVO
L'evoluzione delle opere precedenti determina un interesse sempre maggiore verso i segni essenziali del riconoscimento obiettivo e del riconoscimento soggettivo e perciò emotivo.1986 ANTARTIDE
Nel 1985 inizia collaborazione con G. Berisio nel disegno e produzione di OGGETTI OLTRE LA FUNZIONE (vedi sopra). Tali oggetti (radio e carillon) tentano un dialogo con il fruitore andando oltre il design come riconoscimento funzionale.
1987-1991 La Percezione Visiva
Il rapporto tra oggettività e soggettività diviene il punto cardine dello studio dei sistemi percettivi. Soprattutto nella percezione artistica il fruitore è coinvolto dalla rappresentazione emotiva data dall'espressione di un contenuto che entri in sintonia con la propria capacità di rappresentazione interna.
Il PUNCTUM (Barthes: La camera chiara) diviene il luogo iniziale di riferimento ipnogeno nella lettura e riconoscimento dell'opera non solo nella sua capacità espressiva ma anche nel gioco speculare di riconoscimento con la modalità di rappresentazione delle proprie percezioni interne.1991-1992 Il confine della forma
Esiste un limite tra riconoscimento dell'oggetto e sua rappresentazione emotiva. La ricerca di tale confine porta allo sperimentare la fusione di segni e cromie per ottenere una rappresentazione subconscia dell'immagine.
1992 Computer, colore, retini
Quadri realizzati in parte con l'uso di nuovi strumenti ma anche attraverso la ricerca di antichi colori e manualità. La carta disegnata con colori a china viene strappata, maltrattata e poi imprigionata da tela e juta per realizzare una fusione "subliminale" tra tecniche antiche e contemporanee.
1996 Poesia ed Immagini
Tovole audiovisive con:
Gabriele Frasca
Eugenio Lucrezi
1996 Sculture-Gioielli
- Conchiglie e pietre
1994 Sculture d'acqua
Pietra ed acqua per ottenere lievi movimenti e dolci suoni.
Roberto De Caro
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